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Stai leggendo il capitolo: Il Bel Canto Scritto da
jazzbeater
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Persona |
Titolo |
jazzbeater
27/12/2006
15.00.34
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Il Bel Canto
Cosa s’intende per “bel Canto”? Quali sono i canoni che riconducono ad un giudizio meritorio all’ascolto di un brano musicale cantato? L’Italia è famosa per essere il paese del “Bel Canto”, e di questo andiamo orgogliosi, convinti di essere anche intenditori di “Strumentazione Vocale”. Ahimè, la realtà è assai diversa. Non è raro vedere scene di tripudio al cospetto di esibizioni canore in cui si assurge alla sublimazione nell’istante in cui viene toccata la nota più alta del registro vocale. Vige, in pratica, il concetto che chi più urla è più bravo. Mi vengono i brividi al pensiero che mediocri cantanti siano venduti come fenomeni, quando in realtà il motivo principale è dettato da ragioni di mercato o d’immagine. Se è vero che bisogna giocare con le carte a disposizione, è anche vero che chi opera nel settore dovrebbe avere l’obbligo morale di giudicare in maniera obiettiva il panorama canoro che ci circonda. A questo punto immagino che molti di voi stiano aspettando alcuni esempi pratici di paragone che esemplifichino i concetti espressi. L’opera di dissacrazione è quanto di più scomodo si possa intraprendere in questo ambiente fatto di preconcetti e omologazione, tanto più che sui gusti personali è sempre molto difficile trovare terreno fertile su cui far germogliare nuovi stimoli. Il cantante preferito è paragonabile alla squadra del cuore o al proprio cellulare, per cui mi limiterò a citare esempi positivi. Prendiamo come esempio il panorama femminile, nel quale è più evidente questa anomalia. Per i più giovani forse il nome di Ella Fitzgerald non dirà molto, ma invito chiunque abbia radicata in sé la convinzione che acclamate (e sponsorizzate…) cantanti siano realmente brave come la “critica” musicale vuol far credere, ad ascoltare qualche brano di Ella e a rimettere in discussione almeno una parte delle proprie certezze. Molte delle cantanti in auge oggi, interpretano brani costruiti appositamente per il loro registro vocale (spesso alto), al di fuori del quale denunciano carenze al limite dell’ascoltabile. Grazie al cielo la storia musicale ci ha regalato nel corso dei decenni anche cantanti come Barbra Streisand, Mina, Dionne Warwick , solo per fare dei nomi, che hanno onorato questo mestiere a dispetto delle mode o delle tendenze. Tutto ciò non significa che in giro non ci siano brave cantanti, ma che spesso non vengono apprezzate nel modo corretto, come purtroppo in Italia accadde a Marcella Bella (..si, proprio lei..) negli anni ’80 o a Nicky Nicolai oggi che , solo per il fatto di non fare “mercato”, solo relegate ad apparizioni marginali. Anche dall’estero spesso non sono giunti a noi nomi che potessero essere valorizzati. Chi ricorda la calda ed espressiva voce di Karen Carpenter o quella esplosiva e nel contempo suadente di Tina Arena ? Potrei citare altri esempi, ma la tristezza si impossesserebbe di me in maniera pericolosa… In conclusione, il concetto da scolpire nella pietra è che non conta chi più urla, ma chi è in grado di controllare e modulare la voce ai diversi registri, riuscendo a trasmettere attraverso l’interpretazione l’essenza del brano. Mi auguro che i fruitori di musica possano ascoltare qualcosa di valido attraverso i mezzi di diffusione e, nel tempo, acquisire la capacità di valutare autonomamente le reali qualità canore degli interpreti senza farsi influenzare dalle logiche di mercato e dalle recensioni figlie di piaggerie e sudditanze.
Jazzbeater
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